Chi si accontenta… muore

A ben vedere Gesù usa le parabole per spiegare e far meglio conoscere le realtà del Regno dei cieli… ma non tutti le comprendono. Perché? Perché da sempre l’uomo ha avuto difficoltà (volitive) a scendere nel profondo delle cose. 
Eppure nelle profondità delle cose, e dell’uomo, si trova ciò che ci eleva a Dio.

In fondo Gesù lo aveva detto: “guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono” (Mt 13, 13).

Dio ha saputo scendere nelle profondità umane 
per elevarmi e attirarmi a Sé… 

E io cosa faccio? 
A me non interessa elevarmi: non ho tempo per scendere nel profondo delle cose, delle Scritture, della fede, dei pensieri, dell’umano… Preferisco essere superficiale e bermi tutto ciò che mi propinano senza mai verificare con la mia esperienza personale ciò che è vero e ciò che non lo è.
Non mi interessa cercare di capire cosa vuol dire l’altro o sforzarmi di capire il suo punto di vista. Non mi interessa neppure guardare oltre il mio naso, altrimenti potrei accorgermi che qualcuno ha bisogno di un mio possibile aiuto… e non ho tempo per gli altri.

Quante relazioni (reali e virtuali) superficiali viviamo oggi!
Quanti sentimenti banalizzati ci buttano addosso. Anche il male ormai non fa più male. 
Senza radici profonde, i rapporti si frantumano come castelli di sabbia. È sempre più difficile coinvolgersi in un impegno che duri tutta la vita. Se non riesco ad andare oltre la superficialità mi sfuggirà sempre il senso di ciò che vivo.

Mi accontento, credendo di essere veramente contento… 
ma in realtà muoio lento…

Ecco che Gesù propone l’unica via per una vita piena: “beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano” (Mt 13, 16).

Solo sforzandomi di cercare Dio ovunque e ascoltando i suoi insegnamenti posso essere veramente felice: allora “non mi accontenterò più del meglio che potrò trovare, ma cercherò l’ottimo” (cf. La potenza del pellicano, p. 188).