Nati per non morire più (XXXII DOM TO C)

Gesù parla di risurrezione, ma i suoi ascoltatori non capiscono. C’è chi non crede assolutamente alla risurrezione e chi la immagina in modo stravagante, come se con la morte il tempo si fermasse per poi riprendere a scorrere quando saremo risorti.

In realtà Gesù sta dicendo che la risurrezione non è rianimazione dei corpi, bensì tornare a vivere ma in modo nuovo, del tutto lontano dalla logica umana, perché quel giorno saremo con Dio e come Dio: eterni.

In quella condizione di eternità non avremo bisogno di nulla di tutto quello che usavamo per vivere. In fondo, il Padre eterno non ha mai mangiato, non si è mai sposato e non ha mani avuto necessità umane. Ecco perché anche noi non avremo bisogno né di moglie, né di mariti, né di soddisfare istinti prettamente umani.

Chi vive consapevole di morire farà di tutto per accumulare e mettere da parte cose e titoli, quasi per rendersi immortale attraverso le cose materiali. Se invece sapessimo di non dover morire mai, avvertiremmo solo un bisogno: vivere bene. E questo sarebbe possibile nel momento in cui chiunque ci circonda stesse bene. Dunque diventerebbe una gara a incoraggiarci e aiutarci a vicenda, senza voler prendere in giro nessuno e senza sentirsi presi in giro da nessuno, senza gelosie e senza arrivismi.

Purtroppo Dio eterno ci da la Sua vita, ma noi la uccidiamo ogni volta che imponiamo il nostro modo terreno di vivere, mortificando la nostra alta condizione di vita a cui siamo chiamati. Siamo creati per vivere in maniera grandiosa, ma desideriamo solo diventare grandi a dispetto di qualcuno. Siamo chiamati a essere divini, invece desideriamo assecondare solo i nostri animaleschi e bassi istinti…

In questo modo non uccidiamo solo noi stessi, ma togliamo la vita anche a chi vorrebbe tentare di volare alto. Finanche a Dio stesso.

  • vivo pienamente il presente pensando al futuro?
  • Cos’è per me l’eternità?

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