Le notizie belle vanno gridate, vanno fatte conoscere. Che gioia è una gioia non condivisa?
“Non abbiate paura” dice il Signore (Mt 10,26). Le paure nascono dall’ignoto, da ciò che non si conosce, dalle incertezze… Gesù questo lo sa, ecco perché ci ha parlato del Padre: per farcelo conoscere e per assicurarci che le Sue promesse si realizzano. Attraverso il Figlio, il Padre ha già iniziato a concretizzare quelle che un tempo erano solo parole: “il Verbo si è fatto carne” (Gv 1,14).
Dunque a noi cristiani è già dato di conoscere il Padre, almeno di farne esperienza. L’esperienza parla al cuore, ma ha bisogno di incontro. Il Signore va incontrato attraverso i sacramenti, la Parola, i pastori, la comunità, ecc. Se non mi impegno a farlo, come potrò dire di conoscerlo? Posso dire di conoscere qualcosa o qualcuno se non mi informo, se non vado alla fonte? Dio è così. Sentir parlare di Dio, informarmi e fare esperienza spirituale mi aiuterà a sentire ciò che Lui è per me, cosa Lui vuole da me, cosa Lui ha fatto per me. Il tutto si riassume nella parola Amore!
Lui è Amore che si vuole donare a me, vuol essere accolto, vuol essere imitato nella donazione di se stessi. Infine, questo Amore gioioso necessita di essere annunciato: “quello che ascoltate all’orecchio annunciatelo dai tetti” (Mt 10,27).
I tetti della nostra vita, dai quali dare testimonianza del nostro essere cristiani convinti (se lo siamo!), possono essere il lavoro (attraverso il comportamento onesto nel compiere il proprio dovere, assumendo un atteggiamento disponibile e umano nei confronti dei propri colleghi, nell’aiuto fraterno ad essi nonostante l’insopportabile carattere di qualcuno…), la politica (attraverso l’impegno civile nel contribuire a leggi giuste a favore della vita, della famiglia, delle persone, attraverso la lotta per i diritti umani e per la pace…), la famiglia (promuovendo l’amore sincero, facendosi pacificatori e mantenendo i buoni rapporti nonostante le incomprensioni, le diversità e tutte le complicate relazioni che ci possono essere), gli amici (evitando certi discorsi e promuovendone altri più elevati, evitando certi modi di fare, certi modi di dire…), ecc.
Insomma, tutti siamo chiamati a condividere, tutti abbiamo un tetto o un terrazzo dal quale annunciare, ma abbiamo bisogno di ascoltare e l’ascolto ha bisogno di attenzione: non consente che ci lasciamo distrarre…
- Quali sono le mie paure, le mie incertezze?
- Quali sono le mie gioie da annunciare?
- Chi/Cosa è Dio per me: gioia, tristezza, paura, incertezza? Che esperienza ho di Dio?
- Cosa/chi ascolto? Di cosa/chi mi riempio?
- Cosa/chi mi distrae da Dio e dalla Sua Parola?
- Quali sono i tetti dai quali posso annunciare Dio? Lo faccio? Si, no, perché?
d. Domenico