InstaVangelo del 15/4/2022

Gv 18,1–19,42

Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cèdron, dove c’era un giardino, nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era trovato là con i suoi discepoli. Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di soldati e alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi.

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Spesso si usa il nome di Giuda per indicare con disprezzo un traditore. A me invece Giuda ispira tenerezza. La tenerezza di un uomo che non ha saputo dare pieno compimento alla sua vita perché non si è lasciato incontrare dall’amore di Gesù, come invece ha fatto Pietro. 

Gesù guarda Giuda mentre sta per tradirlo, lui invece evita lo sguardo del Signore. 

Al contrario, Pietro dopo aver rinnegato Gesù incrocia i suoi occhi e si sente amato: capisce il suo errore e si pente al punto di amarlo e testimoniarlo fino a dare la propria vita. 

Sia Giuda sia Pietro moriranno. 

Pietro, però, si è lasciato incontrare dal Signore, si è lasciato toccare dal suo amore, ha permesso che quell’amore lo convertisse. Ed è divenuto suo vicario sulla terra, custode del messaggio d’amore di Cristo.

Giuda, invece, si è fidato solo di se stesso e si è vergognato di se stesso: il peccato in lui ha avuto la meglio fino a spingerlo a un gesto disperato, cioè a non credere che il suo errore con Gesù potesse avere una nuova speranza di vita.

Giuda ci insegna che vivere senza Gesù significa vivere da disperati, senza amore. 

Pietro ci insegna che seguendo Gesù si può vivere da convertiti, da amati. 

E chi è amato può sempre iniziare una nuova vita.

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