Mt 9.9-13

In quel tempo, mentre andava via, Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».

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In soli 8 anni che sono prete chi mi ha scandalizzato di più sono stati quei fedeli osservanti che, come i farisei, mi hanno testimoniato atteggiamenti differenti dall’insegnamento di Gesù, una misericordia solo teorica.

Non che io sia santo, ma ad ogni errore mi metto davanti al Signore per comprendere dove ho sbagliato e cosa posso fare per recuperare o per non cadere nello stesso sbaglio. Ho imparato a farlo perché Gesù è il medico. Una volta il medico andava per le case, oggi siamo noi a doverci recare da lui, ecco che ogni volta che mi sono posto davanti al Signore è stato per verificare la mia coscienza e chiedere al Signore in cosa potessi migliorare, anche quando mi sentivo già migliore.

Il grande problema di oggi è la presunzione di essere giusti solo perché si crede in qualcosa. Si si, ho detto “qualcosa”, non Cristo, perché chi ha fede davvero in Cristo scommette sugli insegnamenti che ci ha consegnato piuttosto che cedere alle mentalità del mondo.

Ecco perché dobbiamo ripetere ogni giorno: Signore aumenta la mia fede, fammi sentire malato e sempre bisognoso/a di te.

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