InstaVangelo del 17/11/2023

Lc 17,26-37

Gesù disse ai suoi discepoli:

«Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti.

Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà.

In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza e avrà lasciato le sue cose in casa, non scenda a prenderle; così, chi si troverà nel campo, non torni indietro. Ricordatevi della moglie di Lot.

Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva.

Io vi dico: in quella notte, due si troveranno nello stesso letto: l’uno verrà portato via e l’altro lasciato; due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l’una verrà portata via e l’altra lasciata».

Allora gli chiesero: «Dove, Signore?». Ed egli disse loro: «Dove sarà il cadavere, lì si raduneranno insieme anche gli avvoltoi».

*

Si mangiava, si beveva, si prendeva moglie, si prendeva marito, fino al giorno che… venne il diluvio che li fece perire tutti.

Anche oggi dobbiamo ammettere che molti vivono la vita seguendo queste dinamiche. Anzi più che vivere, consumano la vita. Infatti, così facendo, non c’è niente di produttivo, non c’è niente che sarà lasciato alle future generazioni, se non l’insegnamento di vivere in modo egoistico e con eccessi.

Forse pensare alla morte paralizza. Molto spesso si evita di parlarne quasi per esorcizzarne gli effetti. Eppure la morte accomuna tutti e dà il senso alla vita. Se sapessimo quanto tempo ci restarebbe da vivere vivremmo in modo certamente differente, faremmo scelte importanti e diverse rispetto alla banalità dell’indefinito.

Infatti, se sapessimo, ad esempio, che ci rimane solo un anno di vita, ognuno farebbe delle scelte ben precise. E se ci mancassero tre mesi, ne faremmo di più essenziali, ecc. Vivere il tempo presente come fosse l’ultimo e l’unico ci aiuterebbe a dare un senso profondo a ogni singolo giorno e rende irripetibile ogni istante della vita. Ogni bacio sarebbe dato come unico, ogni abbraccio con un’intensità unica. Ma anche i torti sarebbero più facilmente perdonati. È difficile che davanti alla consapevolezza della morte imminente ci sia qualcuno che abbia ancora il coraggio di restare fermo di fronte a qualcosa oggettivamente più banale.

L’esagerazione di questo pensiero non serve per esasperarci e buttarci nell’ansia della vita, ma nel desiderio di viverla nel migliore dei modi possibili. Allora giudizi, pretese, desideri di vendetta e di prendere in giro il prossimo, passirebbero in secondo piano, fino a desiderare di morire nel modo più memorabile possibile e più degno di entrare nel regno dei cieli.

In quella notte, due saranno in un letto; l’uno sarà preso, e l’altro lasciato. Due donne macineranno assieme; l’una sarà presa e l’altra lasciata. Due uomini saranno nei campi; l’uno sarà preso e l’altro lasciato.

“Tutto è sempre cinquanta e cinquanta. Non solo la possibilità di essere presi o lasciati, ma la possibilità che una malattia ci renda persone migliori o persone peggiori. Che un amore ci renda meno egoisti o più possessivi. Che un dono venga usato per il bene o per il male. Ogni cosa di questa vita è sempre racchiusa nel cinquanta e cinquanta” (don Luigi Epicoco).

La nostra esistenza è nelle mani di Dio, ma l’andamento della vita lo decide ciascuno secondo le proprie scelte.

  • E tu, credi di stare facendo tutte le scelte migliori? In cosa potresti migliorare, se sapessi che tra qualche giorno potresti non esserci più?

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