Non aver paura: Gesù è la cura (V Domenica TO anno B)

Mc 1,29-39

Gesù, uscito dalla sinagoga, andò subito nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e di Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.

Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.

Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui, si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».

E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.

*

Hai presente quei momenti brutti, in cui ti senti il peso della vita, il peso delle relazioni, il male che ti hanno fatto e hai come un senso di nausea dove speri di rimettere tutto per sentirti meglio? È il male del mondo. Gesù quel male lo ha preso su di sé per alleggerire e trasformare in gioia quei dolori.

Com’è possibile questa dinamica?

Ti ricordi la pandemia? Nella storia ci sono state diverse pandemie e tutte alla fine sono state sconfitte. I virus arrivano, colpiscono duro e l’uomo, la medicina, li sconfigge sempre. Certo i virus portano dolore, morte… sembra una catena di tragedie senza senso, invece non è così perché quei virus ogni volta hanno modificato il nostro DNA, ci hanno fatto evolvere; anche il cervello ha imparato a immagazzinare i ricordi grazie a una di queste mutazioni. I virus ci fanno soffrire anche in modo atroce, ma non è mai un dolore senza senso perché ci hanno reso quello che siamo.

Nella prima lettura Giobbe soffre molto, eppure lui aveva tanta fede e non capisce il senso di questa sofferenza, lui che era sempre stato devoto e fedele. Alla fine Giobbe sarà salvato da quello stesso Dio contro il quale aveva iniziato ad arrabbiarsi, ma senza perdere la speranza. Ecco, la sua fede ne è uscita più forte e lui salvo. Non è un peccato arrabbiarsi con Dio, è un peccato ignorarlo. Ignorando qualcuno non ne affermiamo la sua essenza, quindi lo dichiariamo un errore della vita, un errore di Dio stesso.

Dio, il perfetto non fa errori, anzi si prende cura dei nostri errori e se sappiamo restargli fedeli, ci manda anche lo Spirito Santo a renderci in grado di trasformare quella situazione in opportunità di crescita.

Ecco perché portano da Gesù tutti i malati e lo fanno “dopo il tramonto del sole”, quando arriva il buio della disperazione, quando non si riesce a vedere più nulla. Gesù è la certezza, è la luce. Stando con il Signore si impara a capire che Lui, in quelle ferite, vuole e può mettere luce, trasformarle in feritoie di nuova gioia.

don Domenico Bruno

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